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Channel: Commenti a: Tina, playmate tuo malgrado
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Di: Michele Smargiassi

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Cara Luisa Vermiglio, sono in gran parte d'accordo sulle cose che dici di Tina Modotti, specialmente sulla complessità della sua figura, che nessuna delle numerosissime biografie e monografie che citi (ce ne sono molte altre, il mio scaffale "modottiano" trabocca ormai) è riuscita a circoscriviere. Proprio per questo ho trovato come minimo riduttiva e semplicistica la versione <em>glamour </em>che l'iniziativa friulana ha scelto di "valorizzare". Qui non si tratta di contestare la <em>legittimità </em>di un'operazione espositiva, che è per principio legittima (così come è legittimo criticarla), e neppure di mettere in discussione il valore dei singoli contributi artistici (anche se "nulla da invidiare a Weston" mi pare un'affermazione audace), ma di giudicare la <em>qualità </em>culturale, la coerenza, il fondamento e la profondità critica della "cornice" in cui quei contributi sono stati inseriti, o per lo meno pubblicizzati, di discutere il <em>framing </em>in cui la figura storica della Modotti è stata costretta e ridotta: questo "concept", diffuso via Internet, l'ho visto bene, e di questo ho scritto. Sul perché questa cornice mi sembri angusta, fuorviante, agli antipodi di quello che Tina pensava di sé, e invece molto vicina al <em>cliché </em>volgare che fu calato malevolmente su di lei ancora in vita, proprio stravolgendo il senso e il valore di quei nudi di Weston che ora vengono proiettati sulle facciate dei palazzi, mescolati a fiori carnosi e sensuali (sai che originalità...), insomma tutto quello che già allora la fece infuriare, ti rimando alla risposta che ho appena scritto a Nicoletta, poco sotto. Aggiungo solo che non è la Modotti "matura" "degli ultimi anni" che vorrei "proteggere": non sono un custode della purezza rivoluzionaria, che è un altro dei <em>cliché </em>calati addosso a Tina, e che l'hanno ingabbiata. Io penso al contrario che lo stalinismo, e più in generale la storia convulsa di quegli anni, abbiano defraudato l'umanità di una grande fotografa ed artista, che sarebbe stata più utile e fedele ai suoi stessi ideali se avesse seguito la sua vocazione anziché accettare (trascinata da forze più grandi di lei, in genere molto "maschili") di trasformarsi in una specie di staffetta o di crocerossina rossa, al servizio di un potere assoluto che finì per deluderla e costringerla all'ennesima fuga. Quanto alla domanda finale, non vorrei che la risposta fosse: proprio perché tutto lo spazio è stato occupato dalla erotizzazione facile e abusiva della figura di Tina, e chi ha lavorato per anni a una valorizzazione più equilibrata e seria è stato messo al margine: moneta cattiva scaccia la buona. Ma per fortuna non è del tutto vero, e per quel che so, fra breve, proprio in Friuli, qualcosa di serio sulla figura di Tina Modotti accadrà. Grazie per il contributo <em>Il Fotocrate</em>

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